Una piccola scuola di un piccolo borgo, un maestro, un torchio, una classe di bambini e le poesie di Montale, Quasimodo, Saba, Sinisgalli e Ungaretti.
Era il 1956 quando Vanni Scheiwiller decise di pubblicare questo gioiello nato dalle mani sapienti di bambini incisori.
Nel secondo dopoguerra, in un’Italia in piena ricostruzione e ricca di esperienze pedagogiche e sociali, il maestro Gianni Faé si ritrovò a insegnare nella stessa piccola scuola elementare di cui fu allievo, nel- lo stesso piccolo borgo di S. Andrea di Calavena che gli diede i natali nel 1921 ai piedi delle Dolomiti.
Come altri maestri sperimentatori dell’epoca che, diversamente dai metodi di una scuola autoritaria e sorda, sapevano fare leva sulle inclinazioni naturali dei bambini, anche il maestro Faé si mise all’opera spinto da un forte senso di responsabilità, realismo e concretezza. Fu infatti tra i primi a introdurre la tipografia a scuola, il giornalino scolastico e le incisioni fatte su linoleum nella convinzione che l’utilizzo di semplici macchine e strumenti avrebbero consentito ai bambini di liberare l’espressione, di imparare a leggere e scrivere, di raccontare il loro mondo fuori dalla scuola e di collaborare sentendo forte il bisogno l’uno dell’altro. Così nasceraanno nella scuola elementare da lui rinominata Piccola Europa il laboratorio di incisione, il giornale Piccole Dolomiti e tante collaborazioni con il poeta Sinisgalli e poi con la casa editrice All’Insegna del Pesce d’Oro guidata da Vanni Scheiwiller che nel 1957 pubblicherà un prezioso libro in cui le poesie di Montale, Quasimodo, Saba, Sinisgalli e Ungaretti, donate con entusiasmo dai poeti alla classe, si accompagneranno alle incisioni realizzate dai bambini. Il maestro Faé seppe così cogliere nell’aula laboratorio, nel fare cooperativo e manuale, il vero senso di un percorso educativo in cui il bambino può mettere in moto tutti i suoi sensi, le sue facoltà e abilità, il desiderio di imparare e conoscere. Seppe mettere in moto il bambino-artigiano che risiedeva in ciascuno dei suoi alunni come risiede ancora oggi in ciascun bambino.
A 70 anni di distanza, oggi più che mai, c’è bisogno di tornare a quello spirito, c'è bisogno di ridare linfa al bambino artigiano.
Prefazione di Cesare Zavattini, postfazione di Gianni Faé e una nota di Marco Carsetti.