Cani riveriti e cani che si azzannano, abbuffate al ristorante e mendicanti affamati, crociere vip e scialuppe affollate alla deriva, scaffali straripanti e immondizia da rovistare,
giochi usa e getta e carriolate di mattoni, giochi di guerra e guerra senza giochi, tuffi spensierati e naufragi in mezzo al mare, infanzie abbandonate tra comodi cuscini e vicoli ciechi,
la tracotanza dei consumatori e la tristezza dei consumati. A volte, noi e loro, vittime degli stessi desideri di vanagloria. In un ritmo di comparazione incalzante tra noi e loro,
Armin Greder ci costringe a guardare questa geografia umana come in uno specchio riflesso. A emergere, con disarmante evidenza, è l’ingiustizia del genere umano verso se stesso.
Sono i fantasmi di un’alterità rifiutata, di una povertà rigettata e di sofferenze che non vogliono essere ascoltate.